giovedì 20 novembre 2008

Ghost Stories


Questa volta volevo segnalare il lavoro di un autore statunitense davvero bello.
Si tratta di Essex County di Jeff Lemire.
Sono tre racconti collegati. Il secondo, dal titolo Ghost Stories ha a che fare con i ricordi e la perdita della memoria in età anziana.
Il protagonista, prossimo a scomparire nella sua vecchiaia solitaria, ripercorre la sua vita, riscoprendo la desolazione di episodi di vita che, a posteriori, delineano una parabola chiara e inevitabile.
Viene da chiedersi se sia così semplice definire una teoria su se stessi, sulle scelte che portano, per tutti, alla solitudine della morte. Nel tempo è possibile che una vita si sintetizzi in singoli nodi cruciali, caratteristici, emblematici?
Lemire usa un tratto spesso, estremamente poetico e sintetico. Spazi ampi, pennellate scure su scenari dominati dal bianco. I movimenti interiori sono evocati chiaramente dagli atteggiamenti delle persone e dalla scelta di quali episodi di vita raccontare, dalle inquadrature, dal tratto stesso, molte volte tremolante e idiosincratico.
C’è una malinconia struggente, mai sopra le righe, perfettamente controllata. Che sa aprirsi alla gentilezza della vita nei piccoli gesti e nelle piccole gocce di speranza e di sensibilità che arrivano a volte inaspettate.
Lemire ha talento, ha una sua spiccata visione del mondo e della poetica a fumetti. Mostra ancora ampi spazi di crescita e lo attendo di fronte a racconti che toccano altre corde, altre tematiche.
Ma l’intera trilogia di Essex County, pubblicata negli Stati Uniti da Top Shelf e facilmente reperibile, è una lettura importante e che ti consiglio di cuore.

Harry.

lunedì 17 novembre 2008

Lucille


Di anoressia si muore.
Sono piene le fosse e prima gli ospedali. E prima ancora e più spesso le case/galere autoinflitte da chi di anoressia soffre.
Raccontare di questa malattia è difficile. C’è un’intimità e una profondità che è quasi impossibile esplicitare. Si rischia la superficialità oppure la pedanteria.
Ecco quindi che il primo volume di Lucille, dell’autore francese Ludovic Debeurme, spicca come un’opera a fumetti straordinaria perchè perfettamente equilibrata.
Debeurme sceglie di affrontare il tema dell’anoressia in modo diretto e forte nei primi capitoli del racconto, dove la malattia e l’ossessione sono al centro della chiusura esistenziale della protagonista e del rapporto interrotto con sua madre. Quando all’introspezione e alla chiusura succede l’apertura alla possibilità di una nuova vita e di un amore profano; quando l’azione e gli eventi prendono il sopravvento guidati da un fato beffardo e da coscienze immature e schiave del carattere non domato, la malattia passa in secondo piano. Nessuna guarigione miracolosa, nessun appesantimento narrativo. L’anoressia si muove in sottofondo, come un filo rosso che percorre ogni gesto e ogni evento che coinvolge Lucille. Ed è qui che la sensibilità di Debeurme emerge con straordinaria lucidità. Perché anche di fronte a possibili percorsi di cura e di cambiamento, l’approccio “anoressico” all’esistenza permane, condiziona e non smette di manifestarsi.
Il cibo è il rapporto con la vita, con il desiderio di crescere, di svilupparsi. Ogni interruzione, ogni perversione trova molto raramente una risoluzione positiva e definitiva. Se non dopo un lungo e faticoso lavoro su di sé.
Per queste ragioni Lucille è un’opera sentita e capace di incantare. Ma non solo.
La sensibilità dell’autore va di pari passo con la sua capacità di sintesi e rappresentativa, con un’impostazione della tavola originale e fluida, con un disegno sottile, misurato ma fortemente emotivo.
Lucille è una storia a fumetti imperdibile.

Harry

giovedì 13 novembre 2008

Volto Nascosto


Gianfranco Manfredi scrive e ha scritto di tutto, romanzi, fumetti, canzoni, sceneggiature televisive e cinematografiche. Manfredi ama la storia, la verosimiglianza, l’avventura, gli intrighi, la cura degli sviluppi psicologici delle vicende, la recitazione dei personaggi. Sono solo alcuni dei marchi di fabbrica che hanno reso necessaria la lettura della sua serie Magico Vento (Sergio Bonelli Editore), ormai più che decennale.
Con il numero quattordici attualmente in edicola si chiude invece la miniserie Volto Nascosto che ha almeno due motivi di sicuro interesse: la vicenda si conclude sul serio dopo quattordici mesi; il contesto in cui si sviluppa la storia è l’Italia coloniale a cavallo tra le due guerre.
Quell’Italietta ridicola e triste è al centro di una trama apparentemente complessa, ma che in estrema sintesi si traduce in pochi elementi: un trio amoroso conflittuale, ossessioni di affermazione di sé attraverso la guerra, il segreto dietro al volto nascosto del titolo, una cattura e una liberazione. Poco altro. Il tutto tratteggiato attraverso una sceneggiatura macchinosa, verbosa, spesso noiosa e prevedibile, con pochi guizzi.
L’ultimo numero è purtroppo rappresentativo: il segreto prima celato con molti sforzi, viene svelato da uno dei protagonisti senza alcuna apparente ragione psicologica accettabile e il tutto si chiude in una catarsi di violenza che sembra rincorrere la semplicità ma che nasconde, forse, troppa ingenuità e superficialità.
La macchina narrativa di Volto Nascosto, pur con le ottime intenzioni dell’autore, non sembra mai decollare, ancorata com’è da un lato alla volontà di Manfredi di rifarsi a certe regole del romanzo d’appendice e, dall’altro, alla scelta comprensibile di voler dare spazio e forma al contesto socio-politico di quegli anni.
La miniserie ha avuto successo, e mi auguro sinceramente che un esperimento simile possa riproporsi, ma con qualche emozione in più e una sintesi maggiore, sia sul piano della sceneggiatura che sul piano della rappresentazione di umori, vicende storiche, dinamiche tra i personaggi e via dicendo.
Harry.

Interni



Ausonia da tempo afferma con ideologia militante la necessità che le forme artistiche tornino a un’autenticità espressiva indipendente dai criteri commerciali e dal mercato.
Nell’ambito fumettistico, più volte ha posto la questione riaffermando la conflittualità tra prodotto commerciale e autoriale, con argomentazioni non banali e non semplicistiche quanto questo periodo potrebbe far supporre.
Interni, il suo ultimo lavoro, sembra accomodarsi in questo solco, a dispetto di quello che l'autore dichiara, laddove il protagonista è un autore affermato di romanzi di genere in crisi di identità.
Detto che l’approccio, come sempre, è originale sia sul piano della scrittura che del disegno, verrebbe da chiedersi perché tutta questa perdita di tempo. Un ordito talmente complesso a sostegno di un inganno futile, facilmente superabile con, per esempio, il “trucco” dello pseudonimo, non è giustificato se non dalla necessità dell’autore di voler a tutti i costi affermare l’Idea che il prodotto commerciale rende schiavi non solo i lettori ma, per primi, gli autori stessi.
Al che mi verrebbe da chiedere, siamo sicuri che affermati autori “popolari” non avrebbero la possibilità editoriale per realizzare opere più libere, autonome, autoriali, con conseguente successo di pubblico? È possibile che semplicemente questi autori non ne abbiano la voglia, non ne sentano la necessità?
È, questa possibilità, conseguenza dell’intorpidimento derivante dal pensiero commerciale e commercializzato che sottostà alle regole del prodotto di massa?
A giudicare dal risultato espressivo rappresentato da Interni, vien quasi da dire che, in questo caso, le riflessioni sul fumetto popolare abbiano contaminato negativamente il fumetto autoriale, dando origine a un prodotto sterile. E autoreferenziale. E inconsistente nelle sue motivazioni psicologiche ed euristiche. Peccato.

Harry.

domenica 2 novembre 2008

Blu


C'è un bel talento qui.
E una sensibilità efficace nel rappresentare la paura.
Si parla di attacchi di panico, psicofarmaci e di profondità.
Le nostre profondità fanno paura.
Non credo che la psicoterapia da sola sia sufficiente.
Men che meno gli psicofarmaci che innestano sulla paura altre paure.
Nella mia esperienza quello che funziona è il ritorno all'ascolto,
che riporta all'unione di mente e corpo.
Solo l'armonia tra mente e corpo, sostenuta dall'ascolto profondo
genera consapevolezza e cambiamento.

Il cambiamento che porta alla cura.
Come dice Lowen, la felicità è sentirsi in un percorso di crescita.
Alessandro Baronciani con Quando tutto diventò blu (Black Velvet)
lo racconta molto bene.
Lo consiglio soprattutto a chi come me non ha apprezzato il suo precedente
Una storia a fumetti.

Harry


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La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.