lunedì 25 maggio 2009

Segni e simboli

Ho recentemente accennato al valore simbolico e segnico delle parole nel fumetto mostrando un esempio negativo presente sul numero di Julia (Sergio Bonelli Editore) attualmente in edicola.
Ragionare in negativo ha il sapore della ricerca scientificamente fondata. Ma gli esempi in positivo spesso aiutano a comprendere meglio le cose.

Negli Stati Uniti, alcuni dei più grandi fumettisti di tutti i tempi si sono espressi quasi esclusivamente attraverso il formato delle strisce, pubblicate nei quotidiani. Uno di loro è il celebre e irriverente (e recentemente scomparso) Johnny Hart. Panini Comics ha pubblicato Il Libro d’Oro di B.C. nel quale viene presentata una ricca e straordinaria selezione delle strisce ambientate nell’immaginifica età della pietra Hartiana. È proprio da questa raccolta, ma in lingua inglese (Checker Book Publishing) che recupero l’esempio positivo di cui sopra.


Protagonista è il solito antenato in stile Hart, un omino rappresentato in stile cartoonesco e perfettamente sintetico. Osservate la linea, i tratteggi e l’estrema sintesi visiva. È una caratteristica propria delle strisce, ottenere molto con poco sforzo, una lezione che non si dovrebbe mai scordare. L’omino in questione ha un particolare stato d’animo, sembra soprappensiero, svagato. Graficamente Hart rappresenta questo umore attraverso la postura (gambe serenamente allungate nel passeggio, braccia incrociate dietro la schiena, occhio a mezz’asta, …). L’uomo passa davanti a un cartello che attrae superficialmente la sua attenzione. È un cartello di avviso di pericolo, ma la scritta finale è cancellata. Il simbolo di un piccolo asterisco sulla testa dell’uomo rappresenta il richiamo all’attenzione, una vaga sorpresa mista a curiosità che smuove però solo parzialmente lo stato d’animo del protagonista. Che infatti prosegue a camminare. Ma la postura cambia.



Nella seconda vignetta, l’uomo ha le braccia lungo il corpo, il collo più dritto, lo sguardo davanti a sé, l’occhio un poco più vigile. È preoccupato? Spaventato? No, solo curioso e un poco sorpreso. Hart lo sottolinea con un nuovo simbolo, molto più evidente dell’asterisco: un punto di domanda.
Ricordate, essenzialità ed economia di mezzi. Hart prepara in due vignette la sorpresa che colpirà il protagonista e i lettori.




Nell’ultima vignetta avviene il ribaltamento logico e simbolico. L’uomo viene attaccato da uno strano essere, una specie di sgorbio grafico dotato di mani e piedi, che urla un ruggito. Il protagonista è sconvolto dalla sorpresa. Perde contatto con il terreno in un salto, trema, gli occhi sono spalancati, le braccia aperte pronte a scappare. Il lettore scoppia a ridere, non appena unisce concettualmente la reazione dell’uomo, l’assalto dello sgorbio e il cartello apparentemente incomprensibile di due vignette prima. Guardiamo la striscia ricomposta.




Con questa breve, straordinaria sequenza, Hart ci ricorda che in un fumetto tutto, anche le parole, sono potenzialmente simbolo di qualcos’altro. In questo caso, quello che a prima vista (del protagonista e del lettore) sembrava la cancellatura di una parola, si rivela essere alla fine l’esatta rappresentazione grafica del pericolo. Pensateci, questo gioco linguistico (per riprendere Wittgenstein) è un gioco propriamente, unicamente fumettistico. In nessun’altra forma di comunicazione è possibile riprodurre qualcosa di simile. Perché a differenza di quello che molti tipi di fumetti vorrebbero farci credere, testo e disegno non sono due processi paralleli e distinti, ma due parti interdipendenti dello stesso processo visivo e logico.
Certo, Hart, nelle sue strisce, crea un contesto concettuale completamente aperto, con pochissimi segni, come dicevo, in quasi totale assenza di sfondi. Uno spazio bianco nella vignetta che amplifica le potenzialità e lo spazio bianco tra le vignette. Un’apertura che respira e spiazza il lettore.
Nel fumetto popolare, tuttavia, esistono molteplici altri limiti e significanti che interagiscono, rendendo il meccanismo per certi versi più prevedibile e accogliente, per altri più faticoso e meccanico. E tornando a Julia, ripensate a come un asterisco è stato usato da Berardi e il suo gruppo in quelle pagine, e come lo stesso simbolo è stato usato da Hart. Immaginate una striscia di Hart che abbia integrati in una gag un asterisco, la parola software e qualcos’altro.
Nel caso di Berardi e Julia, il metatesto è oltre la narrazione e la svilisce, producendo la frattura dell’immedesimazione del lettore. In Hart, il metatesto è esso stesso parte integrante della narrazione e produce, in definitiva, il coinvolgimento emotivo di chi legge e, quindi, la risata.
Hart è stato un vero innovatore sotto questo aspetto. Guardate la vignetta qui in basso.
Harry.

2 commenti:

  1. splendidamente ben detto. Ho imparato a leggere su Linus, nei primi anni '70, e Hart per me e' arrivato ancora prima dei Peanuts

    federica

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  2. grazie federica.
    hart ha quella forza del pensatore temerario. semplice ma intuitivo.

    harry

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