mercoledì 24 giugno 2009

Le fumetterie - ne apro una?


Leggendo e scrivendo di Free Books, mi sono ritrovato a riflettere sulla distribuzione e, in particolare, sull’anello debole della distribuzione, le fumetterie.
Per un paradosso tipico della nostra (post)modernità, è debole la parte che dovrebbe, potrebbe essere forte e che, nel concreto e nella fattispecie, è quella che permette a molti fumetti di essere visibili per i potenziali lettori e di essere da loro acquistati.
Perché le fumetterie sono la parte debole? Per diverse ragioni che vanno dalla competenza dei librai, alla comunicazione con le case editrici, ai meccanismi dei distributori, all’assenza dei resi, alla frequentazione dei lettori, …
Per mettere a fuoco la questione, tuttavia, raccolgo una sollecitazione dal sito di Matt Blind, e faccio un passo indietro: perché si vorrebbe aprire un negozio di fumetti in Italia?

Facendo quello che faccio, mi è capitato molto spesso di confrontarmi con librai che ne sanno meno di me di fumetti. In questi casi do suggerimenti su un lavoro o un altro, condivido le mie conoscenze, offro spunti sulla vendibilità di uno specifico lavoro.
Più spesso che non ho incontrato librai che leggono e conoscono i fumetti superficialmente, letteralmente, che hanno attenzione per la superficie di un’editoria assai stratificata. In molti casi, uno degli alibi rispetto a questo approccio è il tipo di pubblico che frequenta il negozio. Il sillogismo è qualcosa del tipo: conosco i fumetti che so di vendere qui.
Non dovrebbe sfuggire la circolarità di questo ragionamento. I miei clienti comprano quello che propongo loro e io propongo quello che comprano. Non c’è via di uscita.
Meno spesso, mi è capitato di incontrare persone esperte, approfonditi conoscitori del medium, che ne seguono l’evoluzione e le dinamiche, gli stili e gli autori. Ed è una vera gioia parlare con loro, comprare da loro.

Ma torniamo alla domanda iniziale. Perché qualcuno dovrebbe aprire un negozio specializzato nella vendita di fumetti?
La prima ragione dovrebbe essere quella economica: è un lavoro che mi permette di guadagnare. Ahimé, il mercato costringe i librai a mettere questa motivazione in coda. Sono poche, se esistono, le fumetterie che guadagnano bene e non costringono i gestori o i proprietari a notevoli sacrifici. Il fatto è che avere una fumetteria implica innanzitutto spendere ore e ore all’interno del negozio, senza possibilità di rotazione con altri (le collaborazioni sono troppo costose), spesso annoiandosi in attesa di clienti, o gestendo gruppi di giovani e rumorosi giocatori di carte. Sono troppi i motivi che si scontrano con il potenziale economico di questo business: la mancanza di resi, i tagli prezzo delle librerie generaliste o delle vendite online, la pessima informazione delle case editrici, la poca professionalità e la scarsa inclinazione manageriale delle stesse, gli sconti e la marginalità ridotta sulle singole pubblicazioni, il ridotto numero di potenziali acquirenti rispetto al numero complessivo dei potenziali lettori, la poca sinergia con altri negozi specializzati (mancanza di una rete e di un coordinamento), ecc.
La prima motivazione è quindi spesso un’altra, ovvero la passione. Una passione generica, infantile, nerd di avere un proprio negozio nel quale potersi occupare giorno e notte di personaggi di carta. Una passione autentica, da collezionista, da amatore incondizionato. La passione fa fare spesso cose stupide. Ma se è viva e guidata dal desiderio di conoscere ed esplorare (se muove da un’apertura mentale, insomma) è a volte più sana e sensibile del business. Un esempio? Le speculazioni editoriali fanno meno presa laddove guida la passione e alcuni successi editoriali sono nati grazie all'innamoramento di librai e lettori. Negli Stati Uniti si sono succedute diverse crisi dovute a bolle speculative. Le più deflagranti sono state quella successiva alla fondazione della Image Comics negli anni ’90 e, prima, quella dei fumetti in bianco e nero negli anni ’80.
Se sei un appassionato conoscitore di fumetti questi meccanismi speculativi li annusi a chilometri di distanza e hai qualche possibilità di risultarne immune. A dire il vero, parlando dell’Italia, le speculazioni non sono certo all’ordine del giorno, e per un preciso motivo: non ci sono giochi editoriali che permettono di muovere, concretamente, gli acquisti di molte migliaia, di milioni di lettori. Anche le proposte più allettanti, più infarcite e indorate, riescono a spostare poco gli acquisti.
Ed eccoci alla terza ragione che potrebbero spingere all’apertura di una fumetteria: voler diffondere sul territorio la conoscenza del fumetto come forma di comunicazione. Tra le librerie di varia esistono alcuni eccellenti esempi di negozi specializzati e determinati nella diffusione di un genere (giallo, fantascienza, …), di un punto di vista culturale (cultura popolare per tutti, femminismo, arti visive, …). In questo senso, l’apertura di una fumetteria non sarebbe altro che un modo di caratterizzare un negozio di libreria di varia: trattare il fumetto come forma specifica di comunicazione, organizzare attività sul territorio per far conoscere autori e pubblicazioni, e così via.

Quale che sia la motivazione più importante, aprire un negozio presuppone la vendita, il business e l’utile. Agli italiani questo concetto, quello di utile legittimamente guadagnato, piace poco. Soprattutto quando è legato a doppio filo con la passione e, ancora di più, con la cultura. Guadagnare a volte sembra debba essere in contrapposizione con passione e cultura. E invece, vi dirò un segreto, un’impresa funziona di più se questi tre elementi (guadagno, passione, cultura) si muovono in sinergia.
Il fatto è che per potersi permettere un negozio, a meno di non avere un fondo economico illimitato, necessita di fare utili per poter sopravvivere e giustificare a se stessi e soprattutto agli occhi di parenti e amici le tante ore di fatica e sacrificio dedicate a questo lavoro. Purtroppo la capacità imprenditoriale è il grande assente del mondo del fumetto, a ogni livello. Sono pochi gli autori di fumetti che la possiedono (possiamo perdonarli? Forse si), sono pochi gli editori (imperdonabili), sono pochi i negozianti (imperdonabili). Il mondo del fumetto in Italia funziona per contrapposizione più che per sinergia, per simpatie più che per rapporti seri e incondizionati.

Quali che siano le motivazioni, avete deciso di aprire una fumetteria? Bene, ma quali dovrebbero essere i compiti e le competenze di un negoziante di fumetti? Ve lo siete chiesto?
Alla prossima ci torno su. E parliamo anche della Borsa del Fumetto di Milano, il sogno di ogni lettore, l’incubo di ogni lettore.

Harry.

3 commenti:

  1. La Borsa è infrequentabile, ci si trova tutto ammassato, senza criterio. E ovviamente i commessi hanno poca voglia di darti ascolti e seguirti quando cerchi qualcosa...

    RispondiElimina
  2. ci torno, ci torno.
    la borsa è il sogno che diventa incubo!

    Harry.

    RispondiElimina
  3. bell'articolo.
    Leggo gli altri a tema ;)

    RispondiElimina



Tutti i testi di questo blog sono (c) di Harry Naybors, salvo dove diversamente indicato.
Puoi diffonderli a tuo piacere ma esplicitando sempre l'autore e/o la fonte.

La versione a fumetti di Harry è (c) di Daniel Clowes.