venerdì 26 marzo 2010

L'incantesimo del grande male

 (c) david b.


Il grande male di David B. è uno dei racconti a fumetti più potenti che esistano.
Non sto qui a fare graduatorie, o a disprezzare chi non ama questo lavoro. Perché sarebbero troppe e molto comprensibili le ragioni per le quali Il grande male possa risultare un lavoro indigesto.
Ma altrettante e, per me, più convincenti sono le ragioni che fanno di questo lungo racconto autobiografico una necessità e una possibilità di scoperta.
Quando David B. racconta la sua vita attraverso il disastro che è la vita del suo fratello malato di epilessia, e dei suoi genitori che girano intorno all’incomprensibile e all’inafferrabile, e all’impotenza e alla solitudine, l’autore francese racconta la storia universale dell’umanità.

David B. è uno di quegli autori ossessionati, che non sembra capace di staccarsi da un immaginario, da una poetica. Racconta i suoi sogni da sempre, e li mescola con battaglie sanguinose su campi antichi, dove i ricordi dei giochi di bambino diventano le lotte per la propria indipendenza emotiva, e rappresentano il conflitto irrisolto con suo fratello, con l’affettività infelice della sofferenza.
David B. ha una cultura visiva densa che sa rielabora e personalizzare. Ogni tratto è espressionista e simbolico. L’autore abbatte completamente la distinzione tra realtà esterna e interna, tra esperienza e ricordo, tra vissuto e crescita personale.

Il grande male è un lavoro di guarigione, per l’autore, che mentre racconta con tanta, spietata chiarezza la sua vita arriva a una nuova consapevolezza di sé e della sua vocazione artistica.
Se qualcuno ha dubbi sulla possibilità di realizzare ancora oggi opere artistiche limpide e incontaminate dalle esigenze commerciali, dovrebbe fermarsi sulle pagine di David B. e riflettere sulla totale assenza di furbizie, di ammiccamenti al lettore, di consolazione.
Il grande male è una guarigione anche per il fumetto, quindi. Per l’arte. Per la libertà espressiva.
Senza demonizzare il mercato, senza discutere delle opportunità e dei vincoli che esso impone, sia a livello seriale che non, è importante riconoscere questo straordinario successo. Che è così vicino, concettualmente, al successo di Maus, di Persepolis (e Satrapi deve molto a David B.), alle principali storie universali che il fumetto moderno ha saputo raccontare.

La riuscita de Il grande male è anche il simbolo dell’efficacia del progetto editoriale de l’Association, che ha imposto al fumetto francese una rottura con il passato e il noto, generando un’onda lunga ancora oggi presente.
Il mondo viene cambiato da queste storie. La coscienza collettiva può riconoscersi nei segni, nei simboli del dolore quotidiano, che sono matrice di ogni esistenza.
Per tutte queste ragioni Il grande male è potente. In ogni singola macchia sul foglio.

Harry

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