venerdì 14 maggio 2010

Premio Micheluzzi 2

Come anticipato, inizio una serie di riflessioni sul Premio Micheluzzi di Napoli Comicon 2010.

Premiare cosa?
Prima di discutere delle scelte che hanno portato alla selezione dei vincitori del Premio Micheluzzi di Napoli Comicon 2010, è importante ricordare che premiare fumetti in Italia rappresenta più un atto formale che sostanziale, una (cattiva?) abitudine di ogni fiera che si rispetti. È formale perché contribuisce a sorreggere l’illusione che la manifestazione sia professionale, legittima e importante e offre ai volumi selezionati un riconoscimento “scritto in calce”, da utilizzare nelle successive presentazioni e ristampe. Ma è spesso vuoto di altri valori. Raramente stimola le vendite dei fumetti scelti, nessuno o quasi discute e dà visibilità all’ “evento premiazione”, meno ancora si connota come uno strumento funzionale alla critica, allo sviluppo cioè di un ragionamento sul medium, sulle sue evoluzioni e tendenze.
A questo si aggiunga che in più casi che non, il gruppo che seleziona i vincitori è spesso definito in modo superficiale e le scelte avvengono in modo sbrigativo. Ricordo una recente edizione di Lucca Comics nella quale il contest per i nuovi talenti avvenne in modo talmente volatile da provocare veri dubbi sulla serietà dell’iniziativa e sulla trasparenza delle scelte. È un problema spesso organizzativo, che rivela però un’approssimazione concettuale e progettuale disarmante.
Ecco, la trasparenza e il coraggio nell’effettuare le scelte sono due caratteristiche importanti, direi decisive di ogni premiazione degna di questo nome. Non credo che gli esempi italiani siano particolarmente virtuosi da questo punto di vista.
Si aggiunga, infine, che nessun premio italiano è accompagnato da un compenso economico, che potrebbe essere essenziale, vitale soprattutto per dare fiato e opportunità alle produzioni di nuovi artisti o di piccole case editrici.

Le nomination
Il comitato scientifico che ha definito le nomination per il Premio Micheluzzi ha competenze di base indiscutibili. In ognuno dei membri c’è senza dubbio una sensibilità e una conoscenza del fumetto che deriva da anni di esperienza e di frequentazione in diverse forme. Non è chiaro, anzi direi che non emerge affatto un pensiero critico dietro alla definizione del comitato e neppure dietro alle scelte delle opere finaliste. Un conto è mettere insieme un gruppo di esperti che stilano delle liste, suddivise in categorie, un conto è sviluppare un discorso analitico in merito alla selezione, che metta in luce una o più idee di fumetto, eventualmente (ma chiedo troppo) coerente con le idee di fumetto che sorreggono la manifestazione. La superficialità nell’impostazione è, in questo caso, il male comune di tutte le iniziative italiane di questo tipo.
Ciò detto, prendiamo per buone le nomination. Le opere escluse sono molte, troppe e significative per discuterle in questa sede. I raggruppamenti nelle categorie sono quanto meno dubbi. Ma è pur vero che, in generale, la selezione è interessante e rappresentativa di quanto uscito nell’ultimo anno (anche se, come leggerai presto, tale selezione mostra il fianco ed è in parte origine delle cattive scelte della giuria).



Harry

(continua domani con l'analisi dei vincitori)

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