venerdì 17 settembre 2010

A piedi nudi


E in Europa qualcuno perde di nuovo le scarpe.
Avverto uno strisciante timore e un inquieto diffuso sradicamento da questo paese, da questo continente, dove si specula sul futuro attraverso un presente di paura e violenza razziale. Dove si bandiscono i foulard, si cacciano singoli gruppi etnici, si inchiodano ai muri dei luoghi pubblici i crocifissi, si riempiono le scuole di simboli leghisti, si fanno accordi con diavoli libici per fermare i disperati alla catena.
Dove la Lega Nord, che con la scusa del federalismo diventa squadrista, populista, sgualdrina…
che con l’ideologo Miglio teorizzava uno stato del sud autonomamente e legittimamente governato
dalla mafia (in accordo con Servizi Segreti e Massoneria); che urla Roma ladrona e da 15 anni ha
messo in Roma piedi mani valige reti e condizioni …
Dove le destre xenofobe e prive di immaginazione politica governano nazioni con civiltà secolari
ridotte a spot e a folklore per turisti.


A riflettere su queste perdite di identità e di coscienza civile mi porta Walter Chendi con La Porta di
Sion
(Edizioni BD), quando ci racconta dell’alba della Seconda Guerra Mondiale e di un infausto
discorso di Mussolini a Trieste.
C’è di più in questo splendido racconto. C’è l’idea della crescita umana come specchio dell’atto
di libertà ed emancipazione. C’è l’idea che il mondo che ci circonda si riflette nelle coscienze
individuali e viceversa.
C’è la leggerezza della saggezza ironica e non spocchiosa. C’è l’urgenza di un mondo alla deriva e
di come tutto precipita.
E ci sono i piedi nudi di chi sente che ogni passo può essere definitivo, ultimo, dolorosamente
mortale.
Una bellissima metafora.
Ecco, si dice, come ricorda Chendi, che qualcuno senta prima l’arrivo dei temporali. E io sento
un’umidità nell’aria che non mi piace per nulla. Anche se mantengo una vaga serenità. Dopo ogni
temporale, anche il peggiore, torna il sereno.

Sfogliamolo un poco insieme.

Inizia il racconto, e subiro la metafora dei piedi nudi, nell'unico momento presente, a colori.


Essere nato in Italia, il fascista perfetto, aderire a un modello, non è sufficiente se sei un giudeo. 


Il balletto ipocrita del potere, delle rappresentanze politiche, salvo cadere di fronte alla crudezza delle affermazioni del Duce. 


 La tradizione religioso-spirituale è l'unica speranza. Ma il rito non può fermare la tempesta in arrivo. Quella forma difforme di golem è inquietante, almeno quanto le parole del vecchio. Così cariche di anticipazione.


La piega dell'inclinazione autoritaria accompagna l'inquieta danza amorosa del protagonista. Chendi mantiene la leggerezza delle emozioni, nei movimenti della crescita.


E la vicenda sociale e politica lascia il passo all'apertura del cuore, alle possibilità che si aprono di fronte all'amore e all'incontro di un paese nuovo.


Ma il temporale arriva. Il temporale è nell'aria.
Chendi decide di fermarsi prima, però. Al momento dell'incrocio delle possibilità, di fronte alla gioia. Come a dire, le atrocità non possono annullare le speranze dell'essere umano.

Non dico altro. Solo, leggi La Porta di Sion. C’è affetto passione amore comprensione e semplicità dentro. Tutte cose di cui abbiamo infinito bisogno.

Harry

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